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Sempre più numerosi i workers buyouts andati a buon fine

Studio Passantino qualche anno fa è stato protagonista dell’operazione “Italcables”, attraverso cui la nota acciaieria di Napoli in crisi è stata rilevata da decine di operai licenziati.

I lavoratori, da disoccupati sono così divenuti proprietari dell’azienda, con un piano di rilancio sostenuto dal loro know how e da canali finanziari ad hoc ottenuti anche tramite il sostegno degli enti territoriali. Una storia a lieto fine, in un settore estremamente difficile come quello siderurgico, che necessita – come noto – di investimenti alti per partire e mantenere determinati volumi di produzione.  A distanza di anni, il bilancio di questo genere di operazioni è decisamente positivo.


C’è il Centro Moda Polesano, in provincia di Rovigo, che dal 1962 realizzava abiti per l’alta moda e che in piena pandemia è stato salvato dal fallimento dalle sue operaie, 22 donne che si sono reinventate imprenditrici e hanno iniziato a produrre mascherine e camici ospedalieri. O il supermercato aperto a Frosinone, anch’esso in piena pandemia, da tre ex dipendenti di un punto vendita Coop chiuso nel 2019, che ora conta dieci lavoratori e gode di ottima salute. C’è il Centro Moda Polesano, in provincia di Rovigo, che dal 1962 realizzava abiti per l’alta moda e che in piena pandemia è stato salvato dal fallimento dalle sue operaie, 22 donne che si sono reinventate imprenditrici e hanno iniziato a produrre mascherine e camici ospedalieri. O il supermercato aperto a Frosinone, anch’esso in piena pandemia, da tre ex dipendenti di un punto vendita Coop chiuso nel 2019, che ora conta dieci lavoratori e gode di ottima salute.


Il fenomeno del workers buyout (ovvero di aziende in crisi rilevate e rilanciate dai dipendenti) non è nuovo nel nostro Paese, ma negli ultimi tre anni ha subito una decisa accelerazione, come certificano i dati del Rapporto di attività 2019-2021 di CFI-Cooperazione Finanza Impresa, la finanziaria partecipata dal ministero per lo Sviluppo economico che promuove la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative. Gli interventi di CFI nel periodo considerato sono stati 115, per un valore totale di 32 milioni di euro. Di questi, il 62% ha riguardato i workers buyout (WBO), con un valore complessivo di quasi 16,2 milioni, contro i 12,2 milioni del triennio 2016-2018. La pandemia ha influito in questo incremento, come dimostra la crescita progressiva nel triennio: nel 2019 gli interventi sono stati 30 (per 5,3 milioni di euro), saliti a 55 nel 2020 (e un valore di 13,2 milioni), mentre nel 2021 sono tornati a 30, ma con un valore decisamente superiore: 14,1 milioni di euro.

Tra i motivi del successo, ci sono in particolare le modifiche apportate dal governo agli strumenti per sostenere le cooperative e i workers buyout». In particolare, nel 2019 è stata realizzata la fusione per incorporazione tra CFI e SOFICOOP, l’altra finanziaria legata alla legge Marcora, che regola le politiche di salvaguardia dell’occupazione attraverso il recupero delle aziende in crisi. La concentrazione delle risorse ne ha consentito un utilizzo più efficace e a questo si è aggiunto un aumento importante dei fondi stanziati nel corso del 2020, per un totale di 45 milioni di euro complessivi per rifinanziare la nuova Marcora.

Il modello “principe” utilizzato è quello della cooperativa di lavoratori, anche per la sua propensione a ricevere fonti di finanziamento ad hoc da CFI e SOFICOOP.

Dal 1986 (anno della sua istituzione) al 2021, CFI ha finanziato 560 cooperative, di cui 317 workers buyout, con investimenti per oltre 303 milioni di euro, che hanno contribuito a salvaguardare e creare oltre 25mila posti di lavoro, di cui più di 9.600 nei WBO. Le nuove realtà imprenditoriali hanno dimostrato capacità competitiva, dato che solo il 10% di esse non è sopravvissuto. I settori interessati a questo fenomeno sono tutti quelli della manifattura, mentre a livello territoriale si rileva una maggiore concentrazione degli interventi nelle regioni dove la tradizione cooperativa è più radicata, come Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Toscana, anche se aumentano i casi nel sud del Paese e nel centro.

Fonte: sole24ore 05/07/2022

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