Quante e quali aziende rischiano di chiudere entro fine anno ?
Il dato è allarmante: oltre
100mila imprese rischiano il fallimento entro fine anno: tra i comparti colpiti
vi sono costruzioni e servizi. Si tratta soprattutto di microimprese,
localizzate per lo più nel Mezzogiorno.
Cerved nel 2022 ha monitorato circa 600mila società, riscontrando quanto
segue. Tra le cause della crisi vi sono le impennate dei costi dei materiali e
dell’energia legate alla guerra Russia-Ucraina, oltre ovviamente ai “colpi di coda”
della pandemia, elemento di crisi da cui tante aziende ancora non si sono
rialzate. Il risultato è che la percentuale di aziende a rischio è salita al
16,1%, cioè circa 100mila imprese. Queste 100mila aziende occupano nel
complesso 831mila addetti e che hanno debiti totali per 107 miliardi.
Oltre alle costruzioni e dei
servizi, altri settori in crisi sono:
– Energetico
– servizi
turistici – viaggi e aeroporti
– parrucchieri
e dettaglio moda
– ristorazione
– autonoleggi.
Siderurgia, produzione di tubi e
lavorazione dei metalli sono tra i comparti più colpiti dal nuovo shock e in
posizione non brillante sono anche auto e cantieristica. Non se la passa bene
neanche il comparto agro-industriale (mangimi per animali, lavorazione di
cereali), per effetto del blocco degli approvvigionamenti di grano da Ucraina e
Russia.
In termini dimensionali sono le
imprese minori a gestire con più difficoltà una fase in cui lo stress
finanziario è più elevato. Costi aggiuntivi di energia e materiali creano
ostacoli soprattutto alle microimprese, che infatti presentano i dati meno
brillanti: il picco massimo si manifesta al Sud, dove sono considerate
vulnerabili sei aziende su dieci, quasi il doppio rispetto a quanto accade
nelle regioni del Nord.
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