Esdebitazione di chi non ha nulla: così i Tribunali danno speranza agli sfortunati
I giudici
ampliano le chances di uscita dai debiti: l’importante è che i debiti non siano
derivati da condotte riprovevoli. E dunque semaforo verde alla cancellazione
dei debiti per chi – ad esempio – è affetto da ludopatìa o ha avuto imprevisti
familiari. La giurisprudenza si arricchisce di sentenze favorevoli al debitore.
E spesso si tratta di debitore incapiente. Le nuove norme sull’esdebitazione
dell’incapiente sono in vigore da poco più di un anno, e son state introdotte
per dare una risposta immediata alla pandemia, o meglio alle situazioni di
povertà che era prevedibile la pandemia avrebbe da lì a breve generato.
A distanza di un
anno, possiamo dire che le previsioni erano corrette: in questo momento circa
due milioni di famiglie italiane (pari a cinque milioni e mezzo di persone),
vivono in una situazione di povertà assoluta. E da parte dei giudici sembra
emergere un progressivo favore rispetto alla concessione dell’esdebitazione
agli incapienti che si concretizza in un’ interpretazione tendenzialmente
estensiva del concetto di “meritevolezza”.
L’esdebitazione
dell’incapiente è la possibilità concessa al debitore, a certe condizioni, di
ottenere la completa liberazione dai propri debiti anche senza offrire
contropartite ai suoi creditori (l’obbligo torna a rivivere solo se, nei
quattro anni successivi, sopravvengono utilità tali da consentire il pagamento
dei debiti in una misura pari almeno al 10 per cento).
Le condizioni
principali consistono nel fatto che il debitore dev’essere una persona fisica,
deve risultare privo della benché minima risorsa e deve poter essere
considerato meritevole della misura. Ed è proprio quest’ultimo il profilo sul
quale si concentravano le maggiori attese e curiosità. Profilo su cui ora i
Tribunali sembrano avere un approccio meno rigido e più indulgente.
Fonte: sole24ore 24 Gennaio 2022
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